L’edizione 2020 di Longrow 18 anni è frutto dell’assemblaggio di barili
ex- sherry per il 55%%, ex-bourbon per il 25% ed ex-rum per il restante 20%.
Si tratta, come sempre, di un’edizione limitata: non colorato, non filtrato a freddo, è imbottigliato a 46%.
Grado di torbatura: 50 p.p.m.
NOTE DI DEGUSTAZIONE:
Aroma: All’inizio, note di fragole macerate nel rum con un delicato aroma di fumo di torba.
Note vibranti di ananas, mango e sorbetto al limone.
Palato: Una deliziosa esplosione di dolce e affumicato, come dei marshmallows tostati.
Cioccolato al sale marino, uvetta, prugne e melassa.
Finale: Malto torbato, come essere dentro a un kiln. Liquirizia, note costiere
Quando nel 1828 William Reid riceve la licenza per la Springbank Distillery, Campbeltown era uno dei maggiori centri commerciali di Scozia, grazie al porto che garantiva continui scambi con gli Stati Uniti. La città, considerata per tutto l’Ottocento la “capitale del whisky” con le sue varie decine di distillerie legali e illegali attive, oggi ne vede operative solo tre, di cui senza dubbio la più celebre è proprio Springbank – tuttora di proprietà della famiglia Mitchell, giunta ormai alla quinta generazione.
Questa fama deriva da alcuni caratteri che rendono il whisky qui prodotto davvero unico nel panorama scozzese, caratteri che potrebbero essere riassunti con le parole tradizione e artigianalità. Innanzitutto, a Springbank si persegue il massimo rispetto dei metodi di produzione tradizionali: basti pensare che questa è la sola distilleria in tutta la Scozia in cui l’intero processo produttivo avviene in loco, a partire dal maltaggio dell’orzo fino ad arrivare all’imbottigliamento e all’etichettatura delle bottiglie, ed ogni fase ha la sua incidenza sullo stile unico del whisky. Proprio il maltaggio riveste un ruolo centrale: Springbank è l’unica distilleria tra le circa 110 attive oggi a maltare il 100% del proprio orzo coprendo dunque tutto il proprio fabbisogno. L’orzo, rigorosamente scozzese, è ancora girato a mano sui tradizionali pavimenti di maltazione, riaperti nel 1992 quando le altre distillerie andavano chiudendoli; viene poi essiccato in forni manuali secondo diversi gradi di torbatura. La fermentazione molto lunga (fino a 110 ore) impone al mosto una gradazione bassa ma un livello di esteri elevato, cosa che permette al distillato di sviluppare note molto fruttate. La distillazione avviene in tre alambicchi di rame, di cui il primo è ancora riscaldato con fiamma diretta (altro fatto assai raro nel panorama scozzese, ormai convertito al più economico ed ecologico riscaldamento a vapore); la produzione è molto limitata, attorno ai 150000 litri annui su una capacità di circa 750.000. Quel che colpisce ancor di più è che tutte queste operazioni vengono interamente gestite manualmente, senza l’ausilio di computer o di automatizzazioni, affidandosi esclusivamente all’esperienza dei lavoratori.
Le cantine, tutte intorno alla distilleria, sono sia le tradizionali dunnage, basse e umide, sia le più moderne racked, ed ospitano barili di tipologie diverse: oltre alle tipiche botti ex-bourbon ed ex-sherry, Springbank è stata tra le prime distillerie a sperimentare legni diversi, come i Rundlets e Kilderkins, botti piccole di 50 e 60 litri, o i barili di Sauternes, di Rum, di Barolo, sfruttando anche la sinergia con Cadenhead’s, il più antico imbottigliatore indipendente di Scozia, di proprietà appunto di Springbank. A questo punto interviene un fattore determinante, che permette di poter parlare di influenza del terroir: il clima costiero della città di mare influisce fortemente sul whisky, che inevitabilmente sviluppa note marine e minerali davvero uniche e inconfondibili.
A Springbank si producono tre tipologie di whisky, che differiscono sia per la torbatura dell’orzo che per la distillazione: Hazelburn, fatto a partire dal 1997, è un whisky non torbato e distillato tre volte, per ottenere un prodotto molto morbido e fruttato, raccolto dall’alambicco a una gradazione di circa 75%; Longrow, distillato dal 1973, è una versione torbata (circa 50 ppm) a doppia distillazione, il cui new make viene raccolto a circa 68°, con un punto di taglio delle code piuttosto basso. Infine c’è Springbank, fatto con orzo leggermente torbato (circa 8-10 ppm) e distillato due volte e mezzo, secondo una formula assolutamente unica per cui il 20% del frutto della prima distillazione viene messo da parte e unito al frutto della seconda in una terza fase. Il risultato è un new make (distillato bianco) straordinariamente complesso, fruttato e oleoso ma anche torbato e minerale, raccolto a circa 72%. La produzione del whisky Springbank occupa l’80% del lavoro annuale, mentre Longrow e Hazelburn si dividono equamente il restante 20%; entrambi i marchi derivano il loro nome da distillerie di Campbeltown chiuse da più di 80 anni.